L’ernia del disco è una patologia, piuttosto frequente nel cane, più rara nel gatto. Si può manifestare con la paralisi e ha un impatto decisamente doloroso su di esso.
In questo articolo cerchiamo di capire come riconoscerla, quali sono le cause e come arrivare alla corretta diagnosi.
Ernia e Prolasso del disco intervertebrale nel cane
Quando si parla di ernia del disco, si intende una patologia della colonna vertebrale in cui il cuscinetto di ammortizzazione posto tra due vertebre (il disco intervertebrale) si sposta dalla sua sede fisiologica in parte o totalmente, non funzionando più come dovrebbe.
Per meglio comprendere questo fenomeno è bene fare un passo indietro e spiegare in breve l’anatomia.
Disco intervertebrale, cos’è?
Il rachide, cioè la colonna vertebrale è costituita da corpi ossei (vertebre) tra i quali è posto il disco intervertebrale, una struttura fibrocartilagine che ha la funzione di ammortizzare le sollecitazioni e i carichi della colonna.
Grazie ai dischi intervertebrali, la colonna può effettuare movimenti di rotazione, flessione ed estensione.
Il disco è costituito da due parti:
- una parte centrale o nucleo polposo
- un anello fibroso periferico che lo mantiene in sede grazie a placche cartilaginee aderenti alle vertebre.
In pratica, le vertebre formano un tubo osseo all’interno del quale scorre il midollo spinale, parte centrale del sistema nervoso che mette in comunicazione il cervello con gli arti dell’animale.
Il midollo è racchiuso in questo canale avvolto da scarso tessuto adiposo che lo protegge.
Questa posizione giustifica la sintomatologia nervosa di questa patologia quando il disco, erniato, arriva a comprimerlo.
La consistenza della parte polposa del disco e la tenuta dell’anello fibroso sono importanti in quanto sono loro che determinano la funzione di ammortizzazione nel movimento.
In particolare, il nucleo polposo, può andare incontro a degenerazione, soprattutto in soggetti predisposti.
In cani predisposti la degenerazione del nucleo polposo può instaurarsi fin dai primi mesi di vita.
È questa modificazione di consistenza la più frequente causa dell’ernia. Il nucleo da gelatinoso, ben elastico e trasparente diventa un tessuto grigio-biancastro, fibrocartilagineo che perde le sue caratteristiche meccaniche.
Cause predisponenti
Le cause dell’ernia sono diverse, ma la più importante è la predisposizione anatomica dei soggetti coinvolti.
Sono definiti condrodistrofici quei cani la cui costituzione è rappresentata da arti molto corti rispetto alla lunghezza del tronco.
Questi sono i soggetti maggiormente predisposti all’ernia del disco.
Molte le razze coinvolte, ma anche tutti gli incroci e, in generale, i cani che rispecchiano questa conformazione.
Tra le più note ricordiamo:
- Bassotti
- Bassethound
- Bouledogue Francese
- Yorkshire
- Pechinese
- Spaniel
- Corgi
- Carlini
- Cocker
- Beagles
- Jack russel
- Barboncini
- Maltese
Tra le razze non condrodistrofiche ricordiamo:
- Pastori tedeschi
- Doberman
- Labrador
- Golden Retriever
- Rotweiller
- Boxer
- Husky
In questi soggetti, la predisposizione non è solo rappresentata dalla lunghezza del rachide, ma anche da una maggior debolezza del rivestimento esterno del disco intervertebrale (anello fibroso).
La degenerazione del nucleo, instaura anche una diminuzione della vascolarizzazione della parte con disidratazione e ridotta capacità di rigenerarsi.
Altre cause predisponenti l’ernia sono certamente abitudini e condizioni ambientali non favorevoli:
- obesità
- ridotto tono della muscolatura della colonna
- esercizi in sovraccarico proposti al cane
Cause scatenanti l’ernia
Nei cani condrodistrofici è la degenerazione precoce del disco a provocare la malattia. Il nucleo del disco ha una ridotta capacità di assorbire carichi, che vengono scaricati sull’anello fibroso.
Questo, sottoposto a sollecitazione continua tende a fissurarsi e a permettere l’erniazione del nucleo stesso.
Nei soggetti di grossa taglia giovani o adulti, invece è il trauma a provocare lo scatenarsi della situazione, mentre la degenerazione del disco può instaurarsi nei pazienti anziani.
A seconda della gravità del trauma e della situazione in cui si instaura si potranno avere diverse condizioni patologiche, cioè differenti gradi di ernia.
Tipi di ernia del disco
In generale, a seconda della situazione, possiamo dire che le condizioni che si possono instaurare sono due.
- Estrusione o prolasso discale è quella condizione più grave per cui l’anello fibroso cede e si rompe e il nucleo polposo viene proiettato nel canale del midollo spinale
- Ernia o protrusione del disco: è quella condizione in cui l’anello fibroso rimane integro nonostante la degenerazione del nucleo polposo spinga su di esso e provochi una sorta di piccola gobba che, a seconda della dimensione può o meno comprimere il midollo.
Lo studio delle ernie è stato fatto in particolare da un medico, il Dr Hensen che ha classificato le ernie in
- Hensen I: la degenerazione del disco provoca la rottura dell’anulus
Tipica delle razze condrodistrofiche
Il problema può essere dovuto ad una causa acuta o ad un’evoluzione di micro traumi.
Hensen II: la protrusione dell’anulus che si deforma rimanendo integro.
Tipico dei cani di grossa taglia, può essere provocato da una lenta degenerazione del disco.
Ernia del disco: solo nell’anziano?
Incominciamo inquadrando l’età del paziente che, più tipicamente può andare incontro a ernia.
È importante ricordare che, in cani condrodistrofici, la degenerazione del nucleo polposo può raggiungere il 75 – 90% entro l’anno di vita.
È dunque errato pensare che solo i cani di una certa età possono andare incontro a tale patologia.
Questa condizione è, infatti, più comune nei cani non condrodistrofici che manifestano il problema neurologico da anziani, in età compresa tra gli 8 e i 10 anni.
In questi casi si osserva una “fisiologica” degenerazione del disco dovuta all’età.
Nei soggetti condrodistrofici, invece l’età di insorgenza può essere decisamente inferiore e andare dai 1 ai 6 anni.
Sintomi di ernia nel cane
Che si parli di ernia o prolasso, ciò che si verifica è una compressione del midollo spinale e/o delle radici nervose.
I danni sono correlati:
- alla dimensione dell’ernia (alla quantità del materiale estruso o protruso)
- alla velocità con cui questo processo si verifica
- ai danni vascolari che comporta.
La compressione midollare provoca un parziale o totale blocco della normale trasmissione nervosa, con conseguente deficit a seconda della localizzazione, a carico degli arti posteriori o di tutti e quattro gli arti e nei casi più gravi, perdita della sensibilità dolorifica profonda.
Sintomi di ernia del tratto toraco-lombare
Il sintomo primario è il dolore che, tuttavia, non sempre viene riconosciuto: il cane difficilmente
si lamenta.
I primi sintomi possono essere subdoli:
- cane che non vuole saltare
- si rifiuta di fare le scale
- resta più sdraiato
- un po’ più tranquillo del solito
- sembra avere mal di pancia (atteggiamento inarcato con addome teso – cifosi -)
Altri sintomi neurologici possono essere:
- incoordinazione
- debolezza del treno posteriore
- paralisi
Ernia del tratto cervicale: sintomi nel cane
Se l’ernia interessa il tratto cervicale il dolore può provocare:
- guaiti spontanei anche molto intensi
- rigidità del collo
- tende a tenere la testa bassa
- contrazione della muscolatura del collo (fascicolazioni)
- il cane sembra avere il collo gonfio
- talvolta inizia a scrollarsi e si blocca
- per girarsi, gira tutto il corpo e non solo la testa
- pare avere male in un altro punto perché se il cane non vede chi gli si avvicina e viene toccato si gira di scatto ed è in quel momento che urla per il dolore cervicale
- incapacità di movimento parziale o totale dei 4 arti (tetraparesi o tetraplegia)
Sintomi di ernia in cani di taglia grande
Nelle razze non condrodistrofiche di grossa taglia l’insorgenza è, in genere, più tardiva.
Può essere acuta (in seguito a trauma), ma più spesso è cronica e progressiva.
I sintomi possono essere:
- dolore
- debolezza
- riluttanza al movimento
- atassia
- paresi/plegia.
Anche per queste razze, anche se cani adulti/anziani, è importante seguire un protocollo diagnostico completo per fornire tutte le eventuali opzioni terapeutiche.
Diagnosi di ernia discale
Se il cane presenta sintomi simili a quelli descritti è importante rivolgersi al proprio medico veterinario che effettuerà una visita e valuterà la necessità di approfondimenti diagnostici e la consulenza di un neurologo specialista.
La radiologia convenzionale, da sola fornisce purtroppo scarse informazioni e serve a escludere lesioni ossee di altro tipo come fratture o tumori.
Per indagare il midollo spinale che non è visibile in una radiografia convenzionale, è invece necessario “colorarlo” con del mezzo di contrasto: tale procedura da effettuarsi in anestesia generale è denominata mielografia.
In veterinaria, però, grazie a nuovi mezzi di diagnostica avanzata non viene più eseguita.
I mezzi di diagnostica per immagini indicati per la diagnosi corretta sono la TC/mieloTc e la Risonanza magnetica.
Sintomi clinici: classificazione in gradi
Possiamo suddividere i segni clinici dei pazienti neurologici in 5 gradi:
- Algia spontanea o evocata senza alterazioni dell’andatura
- Atassia (incoordinazione) e/o paresi deambulatoria
- Paresi non deambulatoria
- Plegia con sensibilità profonda conservata
- Plegia con assenza di sensibilità profonda
Tale classificazione ha valore prognostico ed è tanto più grave quanto più è vicina a 5.
Cure dell’ernia
Una volta stabilita la diagnosi corretta mediante una valutazione specialistica ed eventuali indagini di diagnostica per immagini il veterinario proporrà le opzioni terapeutiche. La terapia dell’ernia può essere sia conservativa che chirurgica a seconda della gravità.
Terapia conservativa
Questa consiste in:
- terapia antidolorifica ed antinfiammatoria
- riposo in gabbia 4-6 settimane
- fisioterapia.
La prognosi a seguito della terapia conservativa, dipende dai
- sintomi clinici
- tempestività e accuratezza della diagnosi
- presenza o meno di danni midollari.
Il recupero dipende grandemente dalla capacità di collaborazione del proprietario che deve mantenere confinato in gabbia il cane per un lungo periodo al fine di consentire alle strutture danneggiate di recuperare la guarigione oltre a dover gestire per settimane un animale non autonomo.
Terapia chirurgica: Emilaminectomia – Slot Ventrale
La terapia chirurgica è volta a decomprimere il midollo spinale.
Nella emilaminectomia/miniemilaminectomia, creando una finestra sulla parte superiore della vertebra si asporta il materiale erniato e si risolve la compressione sul midollo spinale.
Quando l’ernia interessa invece il tratto di colonna cervicale, l’intervento più utilizzato è denominato Slot Ventrale.
Si crea sempre una finestra per rimuovere il materiale discale e decomprimere il midollo, con accesso però dalla parte inferiore della vertebra, quindi sotto il collo.
Postoperatorio
A seconda della gravità dei sintomi al momento della chirurgia il periodo di recupero postoperatorio può durare diverse settimane.
Il cane deve rimanere confinato in gabbia o in ambiente ristretto per circa 4 settimane.
Durante la prima settimana-10 giorni, oltre alla somministrazione dei farmaci, va aiutato ad urinare e si iniziano dei primi esercizi di fisioterapia per mantenere il più possibile la tonicità muscolare.
La fisioterapia più intensa, se necessaria, verrà poi iniziata dopo la rimozione dei punti di sutura.
La ripresa può essere, nei casi più gravi, molto lenta e la gestione del cane da parte dei
proprietari è molto impegnativa in quanto spesso, oltre alla paralisi degli arti, persiste l’incapacità di urinare autonomamente.
Finché le normali funzioni evacuative non vengono ripristinate è necessario mantenere il cane ricoverato o effettuare controlli quotidiani.
I tempi di ripresa della locomozione nei casi non gravi (grado 1-3) sono circa di 4 – 6 settimane.
Nei casi clinicamente più gravi anche se si interviene tempestivamente e si effettua una fisioterapia intensa anche per diverse settimane, il ripristino della deambulazione può non avvenire o essere parziale, ovvero possono permanere importanti deficit dell’andatura e della capacità di urinare.
In questo caso si dovrà valutare la possibilità di utilizzare tutori e carrellini per una mobilità assistita