Il 2024 si conferma un anno di importanti progressi nella ricerca oncologica per AniCura Clinica Veterinaria Malpensa. Tra gli studi più rilevanti realizzati dalla dottoressa Paola Valenti con la collaborazione di specialisti di tutto il mondo, spiccano l'analisi sulla sicurezza dell’uso combinato di Clorambucile e Toceranib per i tumori solidi dei cani, la valutazione della citometria a flusso per identificare cellule neoplastiche non ematopoietiche nei versamenti canini e, infine, la valutazione dell'impatto prognostico di Ki-67 nell'emangiosarcoma splenico canino. Inoltre, nuovi approcci terapeutici sono stati esplorati con lo studio sull'utilizzo di Lomustina e Prednisolone nel linfoma multicentrico canino e sul confronto tra i protocolli CHOP-19 e CHOP-25 per il linfoma multicentrico a cellule B. Questi lavori, condotti in collaborazione con centri di ricerca internazionali, evidenziano l’impegno costante di AniCura nell’innovazione e nella medicina veterinaria avanzata.
Ecco di seguito i principali studi eseguiti e il loro sviluppo e tutti i link per approfondire:
Valutazione retrospettiva della sicurezza dell’uso combinato di Clorambucile e Toceranib per il trattamento di tumori solidi nei cani: Clorambucile e Toceranib sono farmaci ampiamente utilizzati in oncologia veterinaria grazie al loro profilo di sicurezza, caratterizzato da rari eventi avversi di grave entità. Tuttavia, la loro combinazione non era stata ancora studiata. Nell’articolo in esame si esplorano i risultati di una recente analisi retrospettiva sulla sicurezza e sull'efficacia di questa terapia combinata nei tumori solidi dei cani.
Lo studio è stato condotto da un team internazionale di ricercatori fra cui Paola Valenti di AniCura Clinica Veterinaria Malpensa.
L’analisi retrospettiva ha riguardato trentotto cani trattati in due ospedali di riferimento tra gennaio 2020 e settembre 2024. Il Clorambucile è stato somministrato in compresse da 2 mg, con dosaggi variabili in base alla taglia dell’animale e una dose mediana settimanale di 15,1 mg/m². Il Toceranib, invece, è stato dosato a una media di 2,5 mg/kg secondo uno schema di somministrazione lunedì-mercoledì-venerdì, con eventuali modificazioni di dose per tenere conto di comorbidità o eventi avversi.
Risultati dello Studio
La terapia combinata ha mostrato un tasso di beneficio clinico del 55,3%, rappresentando una promettente opzione terapeutica per i tumori solidi nei cani. Gli eventi avversi sono stati per lo più lievi e di natura gastrointestinale, riscontrati nel 39,5% dei casi. Alterazioni nei valori del rapporto proteine urinarie-creatinina (UPC) sono state osservate nel 15,8% dei pazienti, mentre eventi avversi ematologici e biochimici hanno interessato il 13,2% dei cani.
Nonostante gli effetti collaterali riportati, in nessun paziente il trattamento è stato interrotto, dimostrando che l’uso combinato di Clorambucile e Toceranib risulta ben tollerata.
Conclusione
Questa analisi retrospettiva sottolinea il potenziale terapeutico e la sicurezza dell’uso combinato di Clorambucile e Toceranib nei tumori solidi canini. Con un profilo di sicurezza favorevole e un tasso significativo di beneficio clinico, questo protocollo rappresenta un'opzione di trattamento diinteressante utilizzo nella pratica clinica quotidiana.
Leggi di più su https://www.mdpi.com/2076-2615/14/23/3420
La citometria a flusso delle cellule non ematopoietiche nelle effusioni canine
L’identificazione delle cellule neoplastiche non ematopoietiche nei versamenti rappresenta una sfida diagnostica significativa in patologia clinica. Questo articolo illustra i risultati di uno studio che ha analizzato l’uso della citometria a flusso per la determinazione di citocheratina (CK), vimentina (VIM) e desmina (DES) in 36 versamenti canini, evidenziando i vantaggi e le limitazioni di questo approccio rispetto all'immunoistochimica.
Lo studio è stato condotto dal Dipartimento di Scienze Veterinarie, Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, dell’ Università degli Studi di Torino (Grugliasco, Italia) in collaborazione con Paola Valenti (AniCura Clinica Veterinaria Malpensa) .
Obiettivi e Metodi dello Studio
La diagnosi citologica dei versamenti cavitari si basa spesso sull’uso di test ancillari come l’immunochitochimica o l’immunoistochimica su blocchi cellulari, dal momento che le biopsie del mesotelio o delle lesioni primarie vengono raramente eseguite. La citometria a flusso si propone come una valida alternativa per identificare cellule neoplastiche non ematopoietiche nei versamenti canini, offrendo un’analisi più rapida rispetto ai metodi tradizionali.
In questo studio, sono stati analizzati 36 campioni utilizzando la citometria a flusso e l’immunoistochimica per rilevare l’espressione di CK, VIM e DES. I risultati sono stati utilizzati per identificare l’origine cellulare: Epiteliale, Mesoteliale o Mesenchimale.
Risultati dello Studio
La concordanza tra citometria a flusso e immunoistochimica è stata del 100% per CK, 77,8% per VIM e 97,2% per DES.
L’interpretazione del pannello ha mostrato una concordanza complessiva del 75% tra i due metodi. I casi discordanti hanno evidenziato una minore sensibilità della citometria a flusso nel rilevare l’espressione di VIM e una frequenza elevata di cellule epiteliali VIM+, così come una variabilità nell’espressione di VIM nelle cellule mesoteliali. La positività per DES ha avuto un ruolo cruciale nell’escludere un’origine epiteliale.
Conclusioni
La citometria a flusso si è dimostrata un’alternativa efficace e rapida all’immunoistochimica su blocchi cellulari per rilevare l’espressione di CK, VIM e DES nei versamenti cavitari. Nonostante i risultati siano simili nella maggior parte dei casi, sono state osservate occasionali discrepanze, specialmente per VIM.
Lo studio suggerisce la necessità di ulteriori ricerche basate su diagnosi istopatologiche per confermare questi risultati e valutare l’utilità diagnostica del pannello nella citologia clinica.
Leggi di più su https://www.frontiersin.org/journals/veterinary-science/articles/10.3389/fvets.2024.1414271/full
L'impatto prognostico di Ki-67 nell'emangiosarcoma splenico canino: uno studio preliminare
L'emangiosarcoma splenico canino è un tumore altamente metastatico con una prognosi spesso infausta. Attualmente, i principali parametri prognostici si basano sullo stadio del tumore e sul trattamento, ma i dati relativi a parametri istologici, quali il grado e l'espressione di Ki-67, sono limitati.
Uno studio preliminare condotto su 31 cani con diagnosi istologica di emangiosarcoma splenico ha analizzato l’espressione del marcatore proliferativo Ki-67 per valutarne l'impatto prognostico. Attraverso due metodi distinti, l’indice di marcatura Ki-67 (Ki-67LI) e il conteggio di Ki-67 (Ki-67C), è stato identificato un valore soglia diagnostico del 56% per il Ki-67LI, associato significativamente alla sopravvivenza globale.
L’analisi multivariata ha confermato il ruolo di Ki-67LI come parametro prognostico indipendente, accanto allo stadio clinico della malattia. Questi risultati preliminari propongono l'uso del Ki-67LI come strumento utile per raffinare le previsioni sulla prognosi dell'emangiosarcoma splenico canino e supportano ulteriori studi per convalidare il suo utilizzo nella pratica clinica. (https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/03009858231225507)
Lomustina e Prednisolone come Trattamento di Prima Linea per il Linfoma Multicentrico Canino
Il linfoma multicentrico canino è uno dei tumori più comuni nei cani, e i protocolli chemioterapici multifarmaco sono generalmente considerati i più efficaci. Tuttavia, nel caso in cui i costi e la logistica incidano sulla possibilità o meno di effettuare chemioterapia, vengono proposti anche protocolli che prevedono l’utilizzo di un singolo agente chemioterapico. Questo studio ha valutato l’efficacia della combinazione di lomustina e prednisolone come trattamento di prima linea per il linfoma multicentrico canino.
Sono stati analizzati retrospettivamente 30 casi di linfoma multicentrico a cellule di medie e grandi dimensioni. I risultati hanno evidenziato un tasso di risposta complessivo dell’87%, con il 50% dei cani che ha raggiunto una remissione completa (CR) e il 37% una remissione parziale (PR). Tuttavia, la durata mediana della progressione (TTP), dell’intervallo libero da malattia (MDFI) e della sopravvivenza (MST) è stata rispettivamente di 42, 63 e 90 giorni, valori significativamente inferiori rispetto ai protocolli multifarmaco.
Lo studio conferma che, nonostante la buona risposta iniziale, il protocollo lomustina-prednisolone è associato a una durata limitata della remissione, rendendolo utile principalmente come trattamento palliativo. Inoltre, il solo fattore significativamente associato alla prognosi è stato lo stadio della malattia. Questi dati sottolineano l’importanza di protocolli più intensivi per ottenere risultati migliori nel trattamento del linfoma multicentrico canino. (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/vco.12990)
Confronto tra CHOP-19 e CHOP-25 per il trattamento del linfoma periferico a cellule B nei cani
Un recente studio multicentrico europeo ha confrontato due protocolli chemioterapici, CHOP-19 e CHOP-25, comunemente utilizzati per il trattamento del linfoma a cellule B (PNBCL) nei cani, una delle forme più frequenti di linfoma canino. Entrambi i protocolli, basati sull’associazione di ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisolone, rappresentano il trattamento standard di prima linea, ma non erano mai stati confrontati direttamente fino ad ora.
Lo studio ha analizzato retrospettivamente i dati di 502 cani diagnosticati con PNBCL tra il 2014 e il 2021 in 16 centri oncologici europei. Di questi, 155 cani sono stati trattati con il protocollo CHOP-19 e 347 con CHOP-25. L’obiettivo principale era confrontare gli esiti clinici dei due protocolli, mentre un secondo obiettivo era valutare l’impatto delle variabili legate ai protocolli sui risultati terapeutici.
Questa ricerca rappresenta un passo importante verso la personalizzazione dei trattamenti per il linfoma canino, fornendo dati utili per ottimizzare le decisioni terapeutiche in base all’efficacia e alla tollerabilità dei protocolli disponibili. Ulteriori approfondimenti sugli esiti dello studio potrebbero offrire nuovi spunti per migliorare la gestione clinica di questa comune neoplasia canina. (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jvim.17222)